TARANTO

Le sue origini, secondo un’antica leggenda, risalgono a circa 1200 anni prima della fondazione di Roma, quando Tiras (o Taras) figlio di Nettuno, approdò nei pressi dell’attuale città, ove é oggi la foce del fiume Tara. Fu una città che contava circa trecentomila abitanti e accumulava ricchezze immense per la feracità del suolo, per gli attivi commerci, per le celebri industrie dell’aureo bisso e della meravigliosa porpora e per le sue famose scuole filosofiche.
La città, grazie alla sua posizione strategica al centro dell’omonimo golfo, alla fertilità del suo territorio e al commercio, divenne una delle più importanti póleis della Magna Grecia. Diede i natali agli intellettuali ArchitaAristossenoLivio AndronicoLeonida ed Eraclide di Taranto nonché ad atleti le cui gesta divennero famose in tutto il mondo greco, come Icco e il cosiddetto Atleta di Taranto.

PALAGIANELLO

Centro storico con l’antico casale rinascimentale e le case a schiera disposte a quadrilatero a cui si accede dalla porta dell’orologio e che racchiude la chiesa di S. Pietro con in alto il castello tutti risalenti al XVI secolo, villaggio trogloditico, case grotte distribuite su vari livelli e collegate tra loro, chiese rupestri quasi tutte affrescate (S. Nicola, SS. Eremiti, S. Andrea, S. Gerolamo, S. Lucia), Santuario della Madonna delle Grazie restaurato dopo il crollo degli anni ‘ 70, parco naturale attrezzato, la rappresentazione del presepe vivente che si svolge nelle grotte, sullo spalto orientale della gravina, durante le festività natalizie.

ROCCAFORZATA

Gli abitanti si chiamano Rocchesi. In un territorio già frequentato in epoche remote, fu un fortezza iapigia e della Magna Grecia (V secolo a.C.). Il “Casalis Rocae” è citato nel Basso Medioevo, quando, tra il Trecento e il Quattrocento, fu interessato dalle trasmigrazioni, spesso cruente, degli Albanesi. I primi feudatari furono famiglie nobili di stirpe albanese: Mathes (o Mathy), Renesi, Busidio. Nel Quattrocento fu fortificata con un castello. Dal Settecento all’Ottocento fu feudo dei Chiurlya. Diventato comune autonomo, progredì nelle colture agricole e nelle attività artigianali della lavorazione della pietra.

MOTTOLA

Sorta in una zona già abitata in epoca preistorica, acquistò importanza nel Medioevo come fortezza dei Bizantini. Assalita e distrutta dai Normanni nel 1102, fu ricostruita ed eretta in contea da Riccardo d’Altavilla; successivamente fece parte del principato di Taranto e dal 1653 fu feudo dei Caracciolo. Divenuta libero Comune con la costituzione dello Stato unitario, progredì speditamente facendo leva sulle proprie risorse materiali e intellettuali. Gli ultimi decenni del Novecento hanno visto un sensibile ammodernamento delle attività colturali e zootecniche accanto alla nascita di un cospicuo tessuto manifatturiero.

MONTEMESOLA

Su di una collina, circondata da altri piccoli monti, a,180 metri circa sul livello del mare, poggia Montemesola. Si ritiene che il suo nome tragga origine dalla stessa posizione topografica. Il paese, infatti, sì distende “poggiato” sul piano della collina in forma più o meno ellittica che a confronto con i retrostanti monti viene a configurarsi come una mensola. Quindi “Mensulae” dal latino Montis-Mensulae significherebbe Mensola del Monte.

SAN MARZANPO DI SAN GIUSEPPE

Sorse come casale rurale nell’Alto Medioevo in una zona abitata dalla preistoria. Nel Trecento è citata come feudo di alcune famiglie nobiliari, fra le quali quella degli Orsini del Balzo. Abbandonata a causa delle incursioni saracene, fu ripopolata nel Cinquecento da una colonia di Albanesi comandata da Demetrio Capuzzimati, al quale il feudo era stato concesso dall’imperatore Carlo V (1500-1558). Fu introdotto il rito greco e si diffuse la lingua albanese; il vecchio casale assunse le dimensioni e l’aspetto di un agglomerato urbano e fu munito di castello. Nei secoli successivi appartenne ai Lopez, ai Castriota e, infine, ai Capece, che la tennero fino a tutto l’Ottocento. Nel secolo successivo si svilupparono i commerci e s’ammodernò l’agricoltura. Nacque una distilleria che produsse un liquore, il “San Marzano”, divenuto famoso in Italia e all’estero. La parlata albanese è ciò che oggi veramente differenzia culturalmente la comunità sammarzanese da tutte le altre della provincia ionica. Storicamente venne introdotta con l’arrivo degli albanesi, e presenta tre varianti: il dialetto Ghego, parlato nell’Albania settentrionale; il dialetto Tosco proprio dell’Albania del meridionale e l’Arbëresh particolare parlato dagli albanesi nel regno di Napoli. A San Marzano è parlato appunto quest’ultima variante ma di origine ghega. Da qui l’appellativo di ghiegghieri con cui i forestieri denominano gli abitanti di San Marzano. Ha dato i natali al matematico Oreste Del Prete (1876-1956).

MARUGGIO

Maruggio si trova in una vallata, circondato da oliveti e vigneti, dista da Taranto 38 km, da Lecce 59. La costa, estesa circa 9 km, è prevalentemente a tratti liscia e sabbiosa. Campomarino (marina di Maruggio) vanta un mare limpido, trasparente, incontaminato, calmo; la corrente, infatti, è molto debole, raggiunge un’intensità rilevabile soltanto quando soffiano venti da levante molto intensi e di una certa durata.
Per questo il porticciolo di Campomarino è da tempo frequentato da piccole imbarcazioni da pesca e da diporto. La presenza della Capitaneria di Porto e di conseguenza di un’area d’assistenza, fa sì che le imbarcazioni da diporto siano in continuo aumento.

FAGGIANO

L’origine di Faggiano risale presumibilmente alla fine del XIII° sec., ma le prime notizie scritte sono Castello di S. Crispieri Archivio De Vitis della metà del secolo XV°, quando era possedimento di Antonio Muscettola. In quell’epoca il “casale” era povero e scarsamente popolato e così rimase sino a quando fu ripopolato da una numerosa colonia di albanesi. La storia del paese è caratterizzata da un lunghissimo processo di natura fiscale che per oltre un secolo ebbe come parti in causa Faggiano e il Regno di Napoli.